Come tutti sappiamo al giorno d’oggi i social network sono diventati una parte importante della nostra vita, dando la possibilità di esprimersi in qualunque momento e con chiunque, non solo tra i privati ma anche a livello aziendale, attorno ai quali le aziende stanno creando una sempre migliore strategia di social media marketing.
Spesso però ci si preoccupa soltanto di creare contenuti rilevanti, di avere una buona pianificazione social e di colpire il giusto target, dimenticandosi di normare l’uso di questi mezzi per prevenire situazioni scomode in particolare alle aziende stesse.
Qual è perciò il mezzo che può aiutarci ad evitare di incorrere in simili errori?
Avere una corretta social media policy!
Ma cos’è e in cosa consiste questa cosiddetta Social Media Policy?
La social media policy è l’insieme di norme di comportamento da tenere sui social network, che si pone l’obiettivo di regolarne una serie di aspetti ad essi correlati.
I toni specifici del documento cambiano a seconda che si tratti di una social media policy interna, dove ci ri riferisce ai dipendenti, fornitori e tutti quelli che utilizzano i canali social interni, ed una social media policy esterna, che riguarda la comunicazione tra utenti e brand.
Il punto di partenza per la stesura di una corretta SMP sono i valori aziendali, ciò in cui crede l’azienda, le sue regole in relazione alla brand reputation.
Tutti questi aspetti devono essere esplicitati nel documento in una maniera corretta e studiata in precedenza, per essere chiari a tutti e per non incorrere in errori.
Ma proprio parlando di errori, molto spesso le aziende tendono ad affidarsi ad una social media policy solo dopo una crisi reputazionale, ma questo è un errore da non fare in quanto quando il danno è fatto gli utenti non dimenticano!
Analizziamo ora quali possono essere più nello specifico i rischi in cui si incorre se non si ha alla base una corretta social media policy?
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Produzione di post non validati: se non vengono definite delle regole che autorizzano solo alcune persone, formate e preparate adeguatamente, può succedere che vengano pubblicati sui canali aziendali contenuti non idonei che alterano l’immagine aziendale.
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Gestione errata dei commenti esterni: essendo canali pubblici chiunque voglia interagire con la nostra azienda potrà commentare i nostri contenuti, con anche commenti offensivi che ledono l’immagine dell’azienda e che potrebbero restare a lungo visibili sulla pagina se non si definisce un modus operandi già in partenza. Da un semplice commento mal gestito (per esempio cancellato senza dare spiegazioni) possono nascere molteplici situazioni negative molto superiori al singolo commento in questione.
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Dispersione di informazioni confidenziali: anche con la “semplice” chat di Whatsapp, se non regolata da accordi, si può arrivare a ledere l’azienda stessa poiché si potrebbe incorrere in una dispersione d’informazioni private, volontariamente o involontariamente.
Questi sono solo alcuni dei tanti esempi che si possono fare trattando questo delicato argomento, ma tutti portano allo stesso risultato: avere una social media policy coerente ed adeguata previene una quantità innumerevole di danni.
Ma oggi la social media policy ha un valore aggiunto: molte aziende si stanno rendendo conto che l’utilizzo corretto dei social da parte dei dipendenti può essere anche uno strumento in grado di ampliare il messaggio del brand: si parla perciò di employer branding che oggi è il must per una strategia comunicativa efficace.
Oggi, una delle conseguenze della comunicazione sui social è stata l’inversione di tendenza dove non sono più solo figure come l’amministratore delegato o il CEO a gestire i rapporti con l’esterno ma anche i dipendenti stessi sono diventato, per l’appunto, protagonisti.
E’ in quest’ottica che fa capolino l’employer branding, cioè la percezione che i dipendenti ed i collaboratori hanno del brand per cui lavorano.
Proprio per questo è importante che le aziende facciano percepire agli impiegati il valore del loro posto di lavoro.
Questo infatti li porterà spontaneamente ad essere portatori di messaggi positivi che innalzano il valore percepito del brand, favorendo involontariamente il lato commerciale.
L’employer branding quindi è una vera e propria strategia di marketing volta a migliorare la percezione del brand, e utilizza come strumento il luogo di lavoro.
È una tecnica strettamente legata al regolamento di social media policy perché i canali di attuazione della strategia sono i social network: i dipendenti sono sì i destinatari di questa comunicazione ma anche alleati per veicolare il messaggio e rafforzare la brand identity.
Avere una corretta social media policy ed una strategia correlata di employer branding porterà perciò la tua azienda ad un elevato successo nella strategia di social media marketing dedicata.
E tu hai già delle regole che delineano i comportamenti da seguire in questo vasto mondo dei social network aziendali?
Se la risposta è No, ma vorresti studiarne una per la tua azienda, contattaci un team d’esperti sarà a tua disposizione per ulteriori informazioni!
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